Il 24 maggio 1989, al Camp Nou, contro la Steaua Bucarest, il Milan conquista la terza Coppa dei Campioni della sua storia, la prima dell’era Berlusconi. 

Una gara senza storia: la squadra allenata da Arrigo Sacchi si impone con un netto 4-0.

Già nel primo tempo il Milan conduce di tre reti grazie alla doppietta di Gullit e al gol di van Basten. Nella ripresa il Cigno di Utrecht realizza il bis.

Una vittoria, arrivata vent’anni dopo l’ultima Coppa Campioni vinta con Nereo Rocco, che apre un ciclo.

Sarà la prima delle 5 Coppe Campioni targate Berlusconi e l’inizio di un’era che ha portato i rossoneri ad alzare altri 29 trofei in 31 anni, ma sarà anche l’inizio dell’era Sacchi.

L’allenatore, nel suo ultimo libro “La coppa degli immortali”, che descrive proprio quella Coppa Campioni scrive: «In fatto di fortuna io la penso come Seneca. Ritengo cioè che non esista. Esiste semmai un momento in cui il talento incontra una possibilità. Io credo di aver sfruttato bene le mie possibilità».

Perchè è vero che quel Milan era una frotta di talenti ma è anche vero che Sacchi li ha messi nella condizione di esprimersi al meglio.

“Con lo Steaua abbiamo tirato in porta 21 volte. Abbiamo regalato bellezza. Abbiamo giocato meglio e abbiamo vinto. Con merito, imponendo i nostri valori e i nostri concetti.”

Quella gara, come si evince dalle parole di Sacchi,  fu una lezione di calcio tanto che quel 24 maggio del 1989, segnò un’epoca nella storia del calcio: da quella notte si può parlare di un calcio “avanti Sacchi” e “dopo Sacchi”.

 Così titolava il quotidiano francese “L’Equipe” a sottolineare l’importanza di questo trofeo: “Dopo aver visto questo Milan, il calcio non sarà più lo stesso”.