11 settembre 2001.
Il mondo atterrito dall’attacco alle Torri Gemelle.
Destabilizzato.
Destabilizzante anche la decisione che prese la UEFA che, con il mondo sotto choc, obbligò i club a scendere in campo per la Champions League perdendo così una grande occasione per mostrare rispetto e solidarietà ad una tragedia globale e minacciando uno 0-3 a tavolino per chi non si fosse presentato in campo.

La sera dell’11 settembre era in programma la prima giornata della Champions League 2001/02; in campo nel nostro Paese la Roma contro il Real Madrid e in trasferta a Istanbul la Lazio contro il Galatasaray.

In particolare c’era fermento e grande attesa per la Roma che tornava nel massimo torneo continentale dopo 17 anni, in uno stadio tutto esaurito con 4 miliardi di vecchie lire di incasso.

La UEFA motivò la scelta infelice per motivi di ordine pubblico; peccato che, come prevedibile, tutte le partite giocate quella sera furono giocate in un clima irreale e il minuto di silenzio prima del calcio d’inizio quasi una presa in giro.

“Eravamo tutti convinti di non giocare, dovevamo dare un segnale al mondo intero. Non poteva essere una festa di sport. Sarebbe stato giusto dare un segnale al mondo intero” dichiarò il Ct Capello poche ore dopo la partita.

Il giorno seguente, rinsavendo, la UEFA rinviò le partite in programma, tra cui Porto-Juventus dopo che i bianconeri furono costretti a lasciare il loro albergo perché vicino a un obiettivo sensibile.

Silvia Sanmory