Tra il 1943 e il 1947 per mano dei partigiani jugoslavi, si consumò un eccidio che alla storia ha meno risonanza rispetto alla Shoah ma che procurò la morte a circa 10mila esseri umani.

Si tratta di pagine decisamente tragiche della nostra storia che vide coinvolta la popolazione italiana.

Vie umane gettate nelle foibe ovvero, grandi caverne verticali tipiche della regione carsica del Friuli Venezia Giulia e dell’Istria – o deportate nei campi di concentramento sloveni e croati: la brutalità prevalse sull’umanità e ciò deve invitarci a riflettere e a ricordare. 

Ecco perchè dall’anno 2004, ogni 10 febbraio, in Italia viene celebrato il giorno del ricordo per rendere omaggio alle vittime delle foibe e ai tanti esuli che lasciarono l’Istria e la Dalmazia nel secondo dopo guerra.

Un massacro che ebbe radici nella contesa tra popolazione italiana e popolazione slava per il possesso dei territori di Nord-Est, quelli dell’Adriatico orientale e che iniziò sul finire del primo conflitto mondiale quando  il confine tra Italia e Jugoslavia venne delineato dalla cosiddetta “linea Wilson”.

L’Italia annesse parte della Slovenia, parte della Banovina di Croazia nord-occidentale (che venne accorpata alla Provincia di Fiume), parte della Dalmazia e le Bocche di Cattaro (che andarono a costituire il Governatorato di Dalmazia), divenendo militarmente responsabile della zona che comprendeva la fascia costiera, e il relativo entroterra, della ex-Jugoslavia.

In Slovenia fu costituita la Provincia di Lubiana, dove si progettò, senza successo, di instaurare un’amministrazione rispettosa delle peculiarità locali.

Nella Provincia di Fiume e nel Governatorato di Dalmazia fu invece instaurata fin dall’inizio una politica di italianizzazione forzata, che incontrò una decisa resistenza da parte della popolazione a maggioranza croata. 

Fiume, in particolare, città di confine è stata oggetto di contesa.
In questa situazione il 12 settembre 1919, Gabriele d’Annunzio, messosi al comando di reparti militari ribelli, occupò la città. 

La violenza atroce esplose durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, in particolare quando l’Italia firmò l’armistizio con gli anglo-americani e i tedeschi assunsero il controllo del nord della nostra penisola.

Fu a partire da quel momento che, in Istria e in Dalmazia, i partigiani jugoslavi iniziarono a rivendicare il possesso di quei territori, torturando e gettando nelle foibe gli italiani fascisti – e non solo.

Con la fine della Seconda Guerra mondiale, gli attacchi si fecero via via sempre più violenti ed intensi.

La persecuzione durò fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. 

Il 10 febbraio del 1947 l’Italia ratificò il trattato di pace e la fascia costiera dell’Istria passa sotto amministrazione jugoslava mentre il resto dell’Istria, Fiume e Zara passano in maniera definitiva sotto sovranità jugoslava.

Fu proprio in seguito all’annessione alla Jugoslavia che Fiume divenne Rijeka (Fiume in lingua croata).

Un passaggio che riguardò anche il calcio…

Divisa_Fiumana_calcio

Un tempo, infatti, il Rijeka club che milita nella massima divisione del campionato croato di calcio, si chiamava U.S. Fiumana ed era una società italiana affiliata alla FIGC e giocò anche in Serie A.

L’Unione Sportiva Fiumana nacque il 2 settembre 1926 e contese al Grion Pola il titolo di più importante squadra istriana.

Dopo due anni in Prima Divisione (paragonabile all’attuale Serie B) la Fiumana fu promossa assieme a Venezia e Triestina in Divisione Nazionale, l’attuale Serie A, non ancora a girone unico, venendo inserita nel girone B.

Con la riforma dei campionati e l’istituzione della Serie A a girone unico fu retrocessa in Serie B salvo poi retrocedere in Serie C prima di interrompere le attività nel 1943 a causa della Seconda Guerra Mondiale.

Quando il conflitto terminò e l’Istria e Fiume passarono alla Jugoslavia, finì la storia dell’U.S. Fiumana che subì quel processo di jugoslavizzazione forzata concomitante ai massacri delle foibe: le società italiane furono sciolte e rifondate con nomi croati.

Dalle ceneri della Fiumana nacque prima la Sportsko Društvo Kvarner (l’Associazione sportiva del Quarnaro), che nel 1954 si trasforma in Hrvatski Nogometni Klub Rijeka (Club calcistico croato Rijeka).

“Per quest’opera di jugoslavizzazione dell’Istria – racconta Danilo Crepaldi, autore di ‘Footballslavia’ – Tito manda il suo braccio destro Milovan Djilas… andava di città in città, teneva i suoi comizi, anche a fucili spianati, raccontando la storia dal punto di vista jugoslavo per convincere la gente. Uno dei suoi compiti principali era quello di sciogliere tutte le associazioni, sportive e non, facenti capo agli italiani. Fra queste c’è stata anche la Fiumana“.