Forse doveva andare così.
Che non sarebbe stato facile lo sapeva anche Ranieri, che fosse un’impresa inimmaginabile probabilmente no, eppure le avvisaglie erano lì sotto gli occhi di tutti.

Si è cercato di scaricare la colpa sull’allenatore, sulla sua incapacità di cambiare gioco, sull’inefficacia dei suoi moduli e sul suo rapporto ormai logoro con lo spogliatoio.

CRistante
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Insomma a prendersi le sue responsabilità è stata una persona sola al cui esonero hanno fatto seguito le dimissioni del DS Monchi. Colpa dell’ambiente, della pressione, della mancanza di pazienza; eppure la Roma, a dieci giorni dall’inevitabile non sembra mutata negli attegiamenti e nei risultati: a tratti appare per giunta peggiorata.

La prova in casa contro l’Empoli ha toccato corde che da anni non venivano ascoltate, eppure il risultato finale ha fatto da palliativo ad una prova nel complesso scarsa e senza logica, questa sera ci ha pensato la Spal a dare il colpo di grazia ad una squadra che da anni non cadeva così in basso.
Semplici sceglie il 3-5-2: Petagna e Antenucci a fare la partita con un Lazzari scatenato che intuisce il corridoio più efficace per colpire la squadra giallorossa, Murgia e Missiroli in regia con Fares a bucare per fare male. Sono bastati questi cinque nomi per mettere K.O. una Roma completamente imbambolata, intrappolata nei suoi vecchi meccanismi a cui, purtroppo pare sentirsi legatissima.
Non è passata la stagione del letargo, nonostante il 4-4-2 proposto da Ranieri e il suo chiodo fisso: coppia d’attacco Dzeko/Schick.

Rimbombano nelle orecchie le parole del tecnico alla sua prima uscita pubblica: “DEVONO giocare insieme”.

Purtroppo la fantasia non corrisponde quasi mai alla realtà ed i due finiscono per ignorarsi a vicenda, con El Shaarawy che cerca la risoluzione spesso e volentieri in soliatria e un Kluivert che in tutti i minuti messi a sua disposizione prova a servire uno Schick ancora troppo impostato per muoversi con la dovuta agilità.  Alla fine i tentativi della Roma di bucare la porta avversaria risulteranno una fiera dei “troppo”: troppo alto, troppo lungo, troppo corto, troppo angolato… pali, traverse e curve i bersagli preferiti.
In difesa Ranieri deve rinunciare a Florenzi, out per squalifica, ci prova Karsdorp con infinita mestizia: tarda sui rientri, stacca tardi nell’azione sul gol di Fares e oggi fa buona compagnia a Juan Jesus, che, schierato sulla sinistra, riesce purtroppo a fare peggio del solito: tarda, si trascina e Cionek ne approfitta per servire un traversone al bacio sulla testa di Fares: 1-0.

La rincorsa al pareggio denota il limite tecnico e fisico della squadra: mentre gli emiliani riescono a sfilare velocemente tra le linee giallorosse – rubando palla e portandosi dietro mezzo centrocampo –  gli uomini di Ranieri hanno provato ogni singolo sinonimo della parola difficoltà.
Nella ripresa Kluivert ed El Shaarawy lasciano spazio a Perotti e Zaniolo, uno sprint in più che anima un po’ il match, voglia e grinta. L’argentino realizza il gol del pareggio, grazie ad un rigore per un fallo di Cionek su Dzeko involato in porta da una bella percussione di Zaniolo.
Ma nella difesa romanista sembrano dissentire e Jesus si rende colpevole di un fallo identico su Petagna, servito alla perfezione da un’instancabile Fares.

Olsen Petagna
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Petagna esegue, Olsen no.

Il 2-1 taglia le gambe alla squadra della Capitale, che tocca con troppo nervosismo i restanti palloni. Perotti soffre la mancanza di Kolarov che funge da filtro sulla fascia, Nzonzi e Cristante reagiscono come possono ed i raddoppi in fase difensiva diventano un incubo che mira la serenità del gioco.
Altre figure mitologiche in campo che non si sono distinte per eccellenza ed un solo sentimento ad impadronirsi di tutto il mondo giallorosso:

Rassegnazione.

Il quarto posto? Si resta in Serie A per merito di squadre che non riuscirebbero, per mancanza di partite, a colmare il loro svantaggio.

Laura Tarani